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MALATTIE CEREBRO VASCOLARI (ICTUS)

L’ictus è la terza causa di morte in Italia ma è la prima causa di disabilità motoria.

Circa un terzo dei pazienti affetti da ictus presenteranno una problematica di tipo motorio, tristemente nota col nome di emiparesi. L’emiparesi coinvolge sia l’arto superiore che l’arto inferiore e determina delle deformità articolari a carico di uno o dell’altro segmento, causate da uno squilibrio muscolare.

Il nostro sistema nervoso regola il meccanismo di contrazione dei muscoli, spesso involontario (ad esempio, quando camminiamo) ma se, a causa di una lesione ischemica o emorragica tipica dell’ictus, questo meccanismo di regolazione si altera, avremo un ipertono, ossia i muscoli si attivano in maniera anomala e determinano una deformità a carico del piede o della mano.

La deformità più frequente del piede è il piede equino.

Il paziente con emiparesi spesso si trova nella condizione di perdere la sua capacità di movimento e di deambulare e di avere la necessità, per compiere le azioni di deambulazione più semplici, di un’assistenza (tutore, bastone o trepiede) perdendo quindi l’autonomia anche nel semplice svolgimento dell’attività quotidiana.

Finché il meccanismo di regolazione che viene dai muscoli può essere controllato con un tutore, il paziente può riprendere a camminare con l’ausilio di questo. Spesso però l’attivazione anomala muscolare è tale da determinare una grave deformità muscolare, che non è più risolvibile con l’utilizzo del tutore.

È in questo caso che interviene la chirurgia funzionale, che ha lo scopo di risolvere le contratture muscolari e correggere le deformità delle articolazioni sia dell’arto superiore che dell’arto inferiore.

La chirurgia funzionale è mirata alla risoluzione di queste deformità per permettere di recuperare una maggiore indipendenza ed una maggiore capacità di svolgere le normali attività quotidiane.

Attraverso interventi mirati di allungamenti tendinei o di transfert tendinei – che vuol dire proprio spostare l’azione di un tendine per correggere il piede – il paziente può riprendere a camminare con l’utilizzo di una calzatura normale.

Il paziente dopo l’intervento viene ricoverato per circa un mese in una struttura riabilitativa e questo permette nell’arco di un mese di recuperare l’autonomia nelle comuni attività quotidiane.

L’emiparesi causa deformità sia a carico dell’arto inferiore che dell’arto superiore.

Nell’arto superiore troveremo delle retrazioni a livello dei muscoli che coinvolgono la spalla il gomito e la mano. Il paziente si troverà con un quadro piuttosto caratteristico di deformità con:

• la spalla rigida vicino al tronco

• il gomito piegato

• il polso e la mano piegati.

Questo determina una riduzione delle capacità motorie, anche solo nello svolgimento delle normali azioni quotidiane.

Il recupero motorio di questo arto è spesso difficile: purtroppo il paziente ci chiede un ritorno alla normalità che, in una condizione di perdita del sistema nervoso centrale, è spesso difficile se non impossibile.

Il ruolo della chirurgia funzionale in queste deformità può essere quello di ridurre le tensioni e le deformità:

• per permettere un maggiore allineamento del braccio lungo il corpo

• per favorire il cammino,

• per migliorare l’igiene da parte di chi si cura del paziente

• per rendere di nuovo possibile l’utilizzo bimanuale (l’arto sano insieme all’arto malato/operato).

L’intervento sull’arto superiore è svolto in anestesia plessica, non in anestesia generale. Attraverso delle piccole sezioni vengono allentati i muscoli coinvolti dall’ipertono, dalla spasticità, per permettere la correzione delle deformità.

L’arto, dopo l’intervento, viene immobilizzato in sala operatoria, il paziente viene immediatamente ricoverato e dopo un giorno comincia già la riabilitazione, per cercare di muovere l’arto e permettere al paziente di tornare di nuovo a camminare con una maggiore correzione dell’equilibrio, della postura e soprattutto la risoluzione del dolore.

Nell’arto inferiore, troveremo delle retrazioni a livello dei muscoli che coinvolgono il ginocchio ed il piede. Il paziente si troverà con un quadro piuttosto caratteristico di deformità con:

• il ginocchio rigido in estensione

• il piede equino varo

• le dita del piede in griffe

Questo determina una riduzione dell’autonomia del cammino con necessità di utilizzo di tutori, calzature ortopediche ed ausili tipo bastone o tripode.

Il ruolo della chirurgia funzionale in queste deformità può essere quello di ridurre le tensioni e le deformità:

• per permettere il corretto appoggio del piede al suolo

• per favorire il cammino,

• per aumentare l’autonomia del paziente negli spostamenti

• per ridurre l’utilizzo di ortesi ed ausili nel cammino.

L’intervento sull’arto inferiore è svolto in anestesia spinale, non in anestesia generale.

Attraverso delle piccole sezioni vengono allentati i muscoli coinvolti dall’ipertono, dalla spasticità, per permettere la correzione delle deformità. Alcuni muscoli vengono spostati per favorire la correzione della deformità utilizzando la stessa azione dei muscoli ipertonici. 

L’arto, dopo l’intervento, viene immobilizzato in sala operatoria con una valva gessata o con un tutore, il paziente viene immediatamente ricoverato e dopo un giorno comincia già la riabilitazione, per cercare di recuperare quanto prima il carico sull’arto operato ed evitare una lunga immobilizzazione che spessa causa problematiche ulteriore di indebolimento muscolare in paziente già compromesso dal punto di vista motorio.

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